L’istituto delle comunanze agrarie ha origini antichissime e sono delle antiche forme di proprietà collettiva che risalgono all’alto medioevo, periodo in cui la proprietà collettiva era gestita dagli abitanti, soggetti autonomi che perseguivano la tutela dei loro diritti.
Per secoli, hanno permesso agli abitanti di determinate aree montuose del nostro Paese – inclusa l’area dei Monti Amerini – di gestire collettivamente i boschi, i pascoli e le risorse dell’intero territorio sul quale abitavano, in un’ottica solidale che desse a ciascuno il necessario per una vita dignitosa. Nel medioevo infatti il feudatario aveva dominio su gran parte delle terre e tutto era regolato tramite accordi legali, compresi il pascolo, il legnatico, la raccolta di ghiande e frascatico.
Obiettivo di queste realtà – sia che si chiamino domini collettivi, che università agrarie, ecc… – era quello d’integrare l’economia delle famiglie contadine per garantire l’accesso alle risorse anche ai più indigenti. Queste remote forme associative, che possiamo definire “di solidarietà”, nonostante il progressivo spopolamento delle zone montane, non sono ancora scomparse.
Infatti gli usi civici sono diritti collettivi di godimento che gli abitanti di un comune, o di una sua frazione, esercitano ancora oggi sulle terre appartenenti al Comune, alla frazione o ai privati: attraverso i secoli si sono conservati come diritti essenziali per le condizioni di vita degli abitanti di un paese montano, in particolare i diritti di ”pascere e legnare”, cioè diritto a far pascolare il bestiame e fare la legna.
Altro diritto primario è quello di attingere all’acqua delle sorgenti. Nella nostra zona sono regolati anche l’affitto delle postazioni di caccia che comprendono sia l’appostamento fisso che l’appostamento per caccia al colombaccio.
Le superfici delle proprietà collettive in Umbria
Il patrimonio complessivo delle proprietà pubbliche dell’Umbria, più o meno soggette agli usi civici è di 84.161 ettari, pari a poco più del 10% della superficie territoriale della Regione, di cui il 67% sono boschi, il 30% pascoli e cespugliati e il 3% coltivi e incolti. La proprietà delle Comunanze Agrarie in Umbria è di circa 52.177 ettari, mentre quella dei Comuni è di circa 31.984 ettari.
Con il termine generico di “Comunanze Agrarie” sono indicate tutte quelle associazioni agrarie con proprietà collettive di uso civico e che in Umbria assumono ben 14 denominazioni diverse.
Le comunanze agrarie oggi
Se supportate e rilanciate queste antiche forme di proprietà collettiva, oggi potrebbero dare vita a un sistema sociale ed economico che sia sostenibile per il territorio ed attento all’ambiente.
Le forme di proprietà collettiva, come le comunanze agrarie, possono essere considerate un retaggio del passato, ma sono anche un modello di sviluppo attuale e potenzialmente futuro per la montagna.
Questi sistemi promuovono un modo di vivere sociale ed economicamente sostenibile, in sintonia con l’ambiente circostante.
La peculiarità di queste forme di gestione dei beni comuni è che non c’è un singolo proprietario, ma piuttosto un coinvolgimento collettivo di tutti coloro che abitano in un determinato territorio. Le comunanze agrarie non si concentrano solo sull’uso dei beni, ma piuttosto si impegnano a conservarli consentendo a tutti di trarne vantaggio.
La ricerca del bene comune è al centro di queste pratiche, promuovendo un benessere equo per tutti, comprese le generazioni future. Le comunanze agrarie rappresentano uno stile di vita basato sulla sostenibilità, che si applica sia ai pascoli, ai boschi, sia al godimento pacifico dei beni comuni e alla convivenza civile.
In conclusione, queste forme di proprietà collettiva sono un modello di sviluppo antichissime ma ancora molto attuali e potenzialmente un futuro per la montagna, dato che promuovono un equilibrio tra le esigenze umane e la conservazione dell’ambiente, e garantiscono la prosperità delle comunità locali nel lungo termine.