Nella piccola valle di Cocciano, a Guardea (TR) è diffusa la coltivazione di un tipo di mela che è stata riconosciuta essere una varietà di frutto antico, grazie al lavoro di recupero e catalogazione della biodiversità locale fatto dal 3A-Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria
La varietà di mela Coccianese (vedi scheda) è circoscritta al territorio di Guardea e in particolare della località di Cocciano, nei cui dintorni sono stati ritrovati dai ricercatori del Parco 3A sia la pianta madre che diversi altri esemplari, tutti molto antichi e di dimensioni ragguardevoli.
Nel sito del Parco 3A si trova il Registro regionale delle risorse genetiche autoctone in cui è presente anche la mela tipica della nostra zona e riconosciuta come frutto antico. Questa nostra varietà locale deve la sua denominazione appunto a Cocciano, il luogo dove era tradizionalmente diffusa e coltivata specie in passato. Era apprezzata sia per le sue caratteristiche organolettiche (aromi intensi e gusto del frutto particolarmente gradevole) sia per la sua elevata conservabilità, infatti «si manteneva tanto, pensa che dal tempo dei santi le mangiavamo fino a marzo». Si usava conservarle mettendo i frutti insieme alla paglia su lamburde nel fruttaio, spesso si ricorreva anche all’essicazione, specie se il raccolto annuale era stato abbondante.
Una delle fonti intervistate dai ricercatori del Parco 3A ricorda come sua nonna «le faceva a fette e le seccava nel forno e poi le metteva in una cesta e poi le metteva nella padella e si mangiavano…, non si buttava via niente, si mangiavano non come frutta, si mangiavano come pasto… si mangiava quello… e basta, mia madre diceva mi piace tutto però quelle mele proprio…!!! Avevano la funzione di piatto unico, oltre a metterle sulla paglia e mangiarle così».
I frutti della mela Coccianese hanno forma oblunga, asimmetrica; la buccia è di colore verde-amaranto, con un sovracolore rosso intenso. La polpa è bianca, piuttosto compatta, asprigna e aromatica. Il frutto è di piccole dimensioni e si conserva per molti mesi in fruttaio dopo la raccolta che avviene alla fine di Ottobre. La fioritura avviene nel mese di aprile, questa varietà antica di mele sembra crescere bene e fruttificare abbondantemente in alcune zone e meno in altre, gli agricoltori che ancora la coltivano affermano che la terra dove questa varietà rende di più è quella recentemente sottratta al bosco (in quelle zone tipicamente popolato da lecci).
Un tempo questa varietà locale di mela era destinata all’autoconsumo o alla pratica del dono e dello scambio. Infatti la mela Coccianese era utilizzata negli scambi che abitualmente si facevano tra i contadini della zona ed era tenuta in grande considerazione, anche perché «erano le uniche mele che si trovavano in queste zone […] una volta si vendevano o si scambiavano, ti portavano a Melezzole a prendere le castagne e tu gli davi le mele».
L’importanza che avevano queste piccole mele nel bilancio nutritivo degli abitanti di Cocciano sembra aver lasciato traccia addirittura in un detto locale tuttora in uso: per cui ogni qualvolta qualcuno esordisce con un’esclamazione di benedizione verso qualsiasi oggetto, la frase viene spesso completata aggiungendo in cantilena «e le melucce rosce ‘nco».
Ancora oggi la Mela Coccianese continua ad essere valorizzata dai chi abita nella piccola valle di Cocciano, non più per necessità di sostentamento, ma per le qualità aromatiche e di gusto del frutto.
Chi possiede gli ormai rari esemplari di melo pare sia sollecitato da continue richieste di vendita, come riferisce una testimone parlando con grande enfasi dei pregi gastronomici delle «piccole mele rossette» dall’inconfondibile profumo: «è una meraviglia…. è buonissima… pensa che quando faccio la torta di mele mi profuma tutta la casa per un po’ di giorni».
Bibliografia di riferimento
AA.VV. La biodiversità di interesse agrario della Regione Umbria. Specie Arboree da frutto. Volume 1. Edizioni 3A-PTA, 2012.
Foto e testi tratti da 3A-PTA