Domini Collettivi, Comunanze o Università Agrarie… nomi diversi che rimandano ad un’unica realtà: patrimoni collettivi, vere e proprie forme di proprietà della terra e dei boschi, esercitate collettivamente da una comunità.
Sorsero dalla liquidazione di usi e diritti civici e da tradizioni plurisecolari.
La lotta per la difesa dei beni comuni fu spesso il cemento che unì le popolazioni, diede un’identità e fece loro prendere coscienza di essere comunità.
A Guardea questi Enti sono 3: il Dominio Collettivo di Guardea, quello del Poggio e di Frattuccia: tre aggregazioni del popolo, poi riunite in un unico Comune.
Ma andiamo a conoscere meglio il Dominio Collettivo di Guardea.
Iniziamo il nostro viaggio dalla sede, collocata proprio nel cuore del paese, all’interno del Palazzo signorile, l’antica residenza dei Conti di Marsciano, oggi proprietà del Comune, di cui è anche la sede. Sull’architrave del portone di ingresso, specie al mattino presto, quando la luce è favorevole, si distingue la scritta “Dominio Collettivo”, scolpita nella pietra. Al di sopra, la lapide dedicata alla memoria di Alfonso Canali, sostenitore e promotore dell’affrancamento delle servitù civiche.
Proprio in cima alle scale, subito a destra, entriamo nella sala civica, al cui arredo il Consiglio di Amministrazione ha voluto destinare parte dei fondi ricavati dalle piccole alienazioni degli anni passati, somme che per legge non possono essere usate per l’amministrazione ordinaria, ma vanno investite in titoli di Stato, in migliorie dei boschi o in opere di utilità sociale.
L’Amministrazione del Dominio Collettivo ha voluto realizzare questa sala a beneficio di tutta la collettività e la metterà a disposizione gratuitamente di tutti gli Utenti, gli Enti e le Associazioni locali che ne faranno richiesta, nella speranza che diventi un punto di incontro e di stimolo allo sviluppo culturale del Paese. In una stanza adiacente è collocato l’ufficio, moderno e funzionale, dotato dall’attuale Amministrazione di tutti gli strumenti necessari per una gestione al passo con i tempi.
Di rilievo è il mobile che custodisce l’archivio storico, dove sono conservati tutti i documenti dell’Ente.
Da qui, da uno sconnesso raccoglitore semivuoto, è recentemente emersa la documentazione che ha permesso di riportare alla luce il vero stemma del Dominio Collettivo.
Per anni, cercando di interpretare un vecchio e consumato timbro della zecca, si era ritenuto che nello stemma fossero rappresentati un cavallo rampante ed un cinghiale. Purtroppo nessun documento offriva immagini chiare che potessero servire ad una corretta interpretazione.
Finalmente, il ritrovamento di una vecchia lista degli Utenti del 1920-1921 e altri documenti coevi che recano stampata un’immagine nitidissima, hanno permesso di ristabilire la verità storica, restituendoci uno stemma di forte valore simbolico: il cavallo rampante fronteggia un bue e sotto i loro piedi la terra appena arata accoglie gli strumenti e il frutto del lavoro: una vanga, una falce e un covone di grano.
Archivio antico
Molti altri documenti emergono dall’archivio e ci permettono di ricostruire una breve storia dell’Ente. Il Dominio fu costituito, in virtù della Legge 4 agosto 1894, il 14 Maggio 1899, quando “l’Assemblea Generale degli Utenti, colla presidenza del Sindaco Medori Tobia, approvava il primitivo Regolamento o Statuto…”, poi rivisto e aggiornato nel 1910. In questi primi documenti erano elencati i beni che costituivano la proprietà dell’Ente, affrancati, come si legge nel Cenno Storico premesso al Regolamento del 1910, dopo anni di lotte con i Conti di Marsciano, (in applicazione della legge 24 giugno 1888).
Ma agli inizi degli anni ’20 il Dominio Collettivo non aveva ancora una sede. Intanto l’allora proprietario Ing. Luigi Pecchioli, mise in vendita il palazzo signorile, già residenza dei conti di Marsciano, e il Dominio Collettivo iniziò le trattative e le pratiche per l’acquisto. Il primo aprile 1922 venne redatta la perizia di stima dal perito agrimensore Silvio Pacifici di Amelia, che valutò il palazzo 127.207,87 lire. E il 23 aprile del 1922 l’Assemblea Generale degli Utenti, sotto la Presidenza di Olimpio Medori, con 110 voti favorevoli e 4 contrari, approvava l’acquisto del Palazzo Pecchioli, al cui pagamento destinava il ricavo ottenuto dalla vendita del taglio dei boschi.
Interessanti le motivazioni dell’acquisto: “il detto palazzo offre il vantaggio di fornire locali adatti per le scuole, decorose abitazioni per il medico e per altri impiegati, una sede decorosa per l’Amministrazione del Dominio e per altri servizi pubblici…”.
Il palazzo rimase proprietà del Dominio solo per pochi anni, in quanto, con deliberazione del Consiglio di amministrazione del 30 ottobre 1938, venne ceduto al Comune di Guardea per saldare un debito di 60.000 lire nei confronti del Comune stesso, debito maturato “a seguito dei mutui concessi al Dominio per il sostenimento delle liti e le spese d’amministrazione”.
…Chiare e precise, però, le condizioni della cessione: la richiesta specifica è che il Comune “nel suo atto di accettazione a tale compensazione si impegni a lasciare al Dominio per uso della sua sede un locale per l’Ufficio ed uno per le adunanze, senza corresponsione alcuna di fitto e in perpetuo”.
Le battaglie del Dominio Collettivo
In quegli anni era già iniziata la lunga battaglia con il Dominio Collettivo di Santa Restituta per stabilire la proprietà di circa 350 ettari di bosco, contesi tra i due Enti. Una causa protrattasi per decenni, e conclusa con la sentenza definitiva della Corte di Cassazione, che condannò in contumacia il Dominio Collettivo di Guardea alla cessione del bosco… sentenza che ancora brucia ai tanti guardeesi che vissero in prima persona quelle lotte.
Ma c’era un altro problema: gli eredi dei conti di Marsciano rivendicavano la consegna di circa 50.000 piante d’alto fusto, ovvero il corrispondente valore in denaro. Per evitare la messa all’asta dei boschi, decretata dal Tribunale di Terni nel 1974, si costituì un comitato, presieduto da Ubaldo Costa, che promuovendo una sottoscrizione volontaria degli Utenti raccolse oltre 8.000.000 di lire, più del necessario per saldare i crediti vantati dalla signora Eugenia Crespi Berardi, erede dei suddetti conti.
I debiti furono eliminati, ma non si provvide mai alla sistemazione della pratica al catasto, tanto che fino a pochi anni fa, sulle terre del Dominio risultava ancora il vincolo di Santa Restituta per il suolo e della signora Crespi per il soprassuolo. Finalmente, a cura dell’Amministrazione guidata dal Presidente Stefano Muzi, si è provveduto alla cancellazione definitiva di tutti i vincoli e dal 2000 il Dominio Collettivo risulta l’unico intestatario.
Sempre del 2000 è la stesura del nuovo Statuto del Dominio, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione dell’Umbria del 22 novembre 2000.
Lo Statuto descrive gli scopi e le finalità dell’Ente, ne elenca gli organismi e le relative competenze, definisce il diritto di utenza e le regole per la sua acquisizione.
I Diritti degli utenti della comunità
Il diritto di utenza dà accesso a vari benefici. Un tempo gli Utenti potevano pascere, legnare, raccogliere la legna morta, far la frasca per mangime, far carbonaie o fornaci. Ora, con il cambiamento epocale della società e delle abitudini di vita, gli Utenti beneficiano esclusivamente dell’utilizzo dei posti fissi di caccia e del diritto di legnatico.
Il diritto di utenza viene riconosciuto ai capifamiglia nati e residenti nel Comune di Guardea, ovvero a coloro i quali, anche se nati altrove, risiedono anagraficamente nel Comune da 5 anni ed infine a chi, nato a Guardea ed emigrato, è poi ritornato, con decorrenza di un anno dalla data del rientro.
Copyright © Dominio Collettivo di Guardea
Pubblicato per gentile concessione del proprietario
Il 21 agosto del 2010 è stata inaugurata la sala civica del Dominio Collettivo di Guardea.
Realizzazione a cura di Sabrina Zappetta
Montaggio
Maria De Zio
Musiche
Andrea Bagnolo
Federico Scianca
Nicola Scianca
Filmati e fotografie
Alessio Capoccia
Maria De Zio
Sabrina Zappetta
Alessandro Mariani