Il Castello del Poggio si trova nel comune di Guardea e sorge su un’altura che domina la valle del Tevere con una splendida vista che copre alto Lazio, Umbria e Toscana.
Fu fondato come feudo imperiale ma venne assorbito dallo Status Alviani nel XII secolo, nel 1232 Todi se ne impadronì. Nel 1495 Bartolomeo D’Alviano che aveva preso in consegna la fortezza riuscì a opporre resistenza ai Todi e nel trattato di pace che ne seguì fu stabilito che la rocca non fosse più riedificata. Tra i personaggi che vi abitarono vanno ricordati Federico Barbarossa, Carlo V di Spagna, Cesare Borgia, che lo assediò e lo regalò alla sorella Lucrezia, Filiberto di Savoia, Olimpia Maidalchini Panphili.
Ma nel 1938 a Guardea, nel Castello del Poggio arrivò un ospite che si dimostrò diverso dagli altri personaggi illustri che lo avevano abitato. Un uomo mite, un uomo di spettacolo che aveva origini italiane ma veniva da oltreoceano. Era Jimmy Savo, figlio di un umile ciabattino italiano emigrato in America…

Banda musicale al castello con Jimmy Savo e il direttore Pinna
La vita di Jimmy Savo
Jimmy conobbe la povertà del Bronx durante la sua infanzia, la fama e la ricchezza in seguito in età adulta. Arrivando a Guardea ritrovò negli abitanti del castello del Poggio la povertà che egli stesso aveva conosciuto in America.
Nel libro autobiografico “I Bow to the Stones”, Jimmy racconta l’infanzia a partire dalla prima emigrazione di Giuseppe Sava, suo padre, un giovane calzolaio stiglianese che arrivò in America in due momenti differenti, inizialmente con la madre di Jimmy, poi rimasto vedovo tornò in Italia. Infine ripartì nuovamente per l’America con una nuova moglie, matrigna di Jimmy. E’ un racconto avvincente, frutto del paziente lavoro di Lina, sua moglie, che ha riordinato le carte e gli appunti lasciati dal marito. Un racconto puntuale e commovente dell’infanzia di Jimmy nel Bronx e della sua tenace scalata al successo che lo ha portato sulle scene di Broadway. La narrazione si sviluppa attorno ad un tema ricorrente, “la strada”. Infatti è in strada che Jimmy diventa adulto quando, piccolo ed esile, impara a correre davanti ai cavalli delle carrozze nel Bronx, e i ragazzi, irlandesi e tedeschi, delle bande che gli danno la caccia non hanno il coraggio di inseguirlo.
È in strada che si svolge tutta o quasi la vita sociale e quotidiana, dai riti religiosi alle processioni, in strada si esibiscono personaggi fantastici, artisti che eseguono delle magie che lui aspira ad imitare.
Sulla strada Jimmy alterna all’attività di strillone il canto, il ballo, si propone come mimo, giocoliere, equilibrista, per poi passare con il berretto in mano, a raccogliere i primi frutti delle sue esibizioni. In strada inoltre incontra Nelly, il cane che lo aiuterà a trionfare nella prima esibizione teatrale, in una delle tante “serate del dilettante”.
Questo avvenimento gli schiuderà la porta per i grandi palcoscenici, fino a quelli di Broadway e ai set di Hollywood. Jimmy ebbe una carriera incredibile, passando a comico quasi per caso, lavorando nei night club come “Cafè Society” e anche per la televisione.

“The Boys from Syracuse”, una commedia musicale che ebbe molto successo
Jimmy e il successo
Da ricordare fra i suoi maggiori successi di pubblico fra i tanti vi sono “The Boys from Syracuse”, “Mum’s the Word”, “Wine, Women and Song”, “River Stay ‘Way From My Door”, “One Meatball”.
“The Boys from Syracuse”, una commedia musicale con musica di Richard Rodgers e testi delle canzoni di Lorenz Hart, libero adattamento della “Commedia degli Errori”, una opera giovanile di William Shakespeare, a sua volta liberamente basata su un’opera romana del II secolo a.C., Menecmi, o Fratelli gemelli di Plauto. La coppia Rodgers e Hart trionfa sui palcoscenici di Broadway per 25 anni, anche grazie a composizioni famose, conosciute in tutto il mondo, come Blue Moon, My Funny Valentine o The Lady Is a Tramp. La regia è di George Abbott, uno dei registi più longevi, che ha continuato a lavorare fino all’età di 106 anni, e, pertanto, ha diretto tutti i più grandi protagonisti del cinema e del teatro; le coreografie sono di George Balanchine, considerato fra i più grandi ballerini del ventesimo secolo.
“Mum’s the Word”, in scena il 5 dicembre del 1940 al minuscolo Belmont Theatre, allora sulla 48ª strada Ovest, in quello che, in genere, si chiama un “one man pantomime show” perché prodotto, scritto e interpretato unicamente da Jimmy, con “incidentalmente, musiche di Ludwig van Beethoven, Frédéric Chopin, Modest Mussorgsky e Christoph Willibald Gluck, ma tutte manomesse da Jimmy Savo”.
“Wine, Women and Song”, con Jimmy Savo e Margie Hart. Lo spettacolo fu pubblicizzato come una combinazione di vaudeville, burlesque e revival di Broadway e andò in scena per sette settimane.
“River Stay ‘Way From My Door”, la rappresentazione di un gala singolo allo Ziegfeld Theatre. Accanto a tanti attori famosi c’era anche lui, Jimmy Savo, con i suoi abbondanti pantaloni nel famoso numero.
“One Meatball”, struggente ballata di Hy Zaret e Lou Singer che parla di un piccolo uomo poverissimo, così povero che al ristorante chiede una sola polpetta, poichè ha il denaro per una sola polpetta e quando timidamente chiede un pezzetto di pane per accompagnare il suo pasto questi gli urla che con una sola polpetta non si ha diritto al pane.
Ci furono tanti successi nella vita di Jimmy che sono ben testimoniati dagli apprezzamenti sia dei critici dell’epoca che di altri artisti suoi contemporanei.
Oltre alle riviste di settore, come Variety, Billboard, Playbill, Vanity Fair, Friday, scrisse il Billboard, l’autorevole periodico dello spettacolo: “Jimmy Savo leaves clowns like Charlie Chaplin far far behind” – Jimmy Savo lascia dei clown come Charlie Chaplin molto, molto indietro”!
Furono tanti gli artisti, gli scrittori, i poeti, i pittori ed i fotografi, che si occuparono di Jimmy Savo. Charlie Chaplin, ebbe una volta a definire Jimmy Savo “the world’s greatest pantornirnist” il più grande pantomimista al mondo. Questa affermazione è tanto più importante se si conosce l’avarizia del grande attore a rilasciare giudizi lusinghieri nei confronti dei colleghi. Leo Mishkin sul Morning Telegraf scrisse; “I suoi tristi, espressivi e bellissimi occhi, il suo malinconico sorriso, tutta la sua espressività così straordinariamente duttile, l’hanno da tempo consacrato come uno dei più eccelsi pantomimisti della nostra epoca, ci sono alcuni che si spingono a dire che supera perfino Charlie Chaplin per la sua gentile e affascinante arte mimica…”.
Brooks Atkinson sul New York Times scrisse: “Jimmy appartiene alla compagnia degli aristocratici della professione, Charlie Chaplin, Joe Jackson e i Fratelli Fratellini”. George Freeley lo pose “sullo stesso piano di Charlie Chaplin, Marcel Marceau, Lilian Gish e Martha Graharnin.”

Abitazione del custode all’interno del castello
Jimmy Savo arriva al Castello del Poggio di Guardea
Un giorno, Nina Farina, giornalista italiana si trovava a New York per osservare la scena vaudeville, e aveva un’intervista con Jimmy Savo. Jimmy appena la vede le dice “Se mi fai una buona intervista, ti sposo”. L’intervista andò bene e Jimmy e Nina si sposarono.
Il padre di Nina Farina era anche il proprietario del Castello del Poggio, il castello sulla collina che domina Guardea e l’intera valle del fiume Tevere, lo donò alla figlia per le sue nozze. Nell’estate del 1938, infatti, Jimmy è in Italia, in Umbria, a Guardea, deve recarsi su al Castello del Poggio, dove, sin dal medioevo, sorge un piccolo borgo con 19 abitanti.
Arrivati a Guardea pranzano alla locanda di Napoleone (allora Bar Soldi, attualmente Il Cavallino). Per andare al castello c’è solo un sentiero scosceso e l’unico mezzo di trasporto è il dorso di un mulo.
L’ultimo tratto del viaggio, a dorso di mulo, lo catapulta in una realtà difficilmente immaginabile, che lo coinvolgerà come non mai, descritta nel romanzo breve “Little World, Hello!”. Il libro è uno splendido spaccato di vita guardeese degli anni 50, in cui sono descritti personaggi e luoghi con dovizia di particolari.

Lina Farina al Castello
Jimmy e Nina si fermarono a Guardea, il castello disabitato per moltissimi anni aveva bisogno di un restauro urgente, inoltre Jimmy si affezionò agli abitanti, che non mancò di aiutare facendo ristrutturare le case all’interno del borgo e provvedendo anche con il cibo. Non mancò di alleviare l’indigenza della comunità dei poggiolani. A Natale Jimmy spediva dall’America un grande pacco con tante cose buone per le famiglie del Poggio. Spesso scendeva giù in piazza a Guardea, allo spaccio del signor Aurelio Medori e fa confezionare un pacco di cibarie uno per ogni famiglia del Poggio.
Jimmy e Nina hanno vissuto nel castello per il resto dei loro giorni. Jimmy Savo è morto il sabato 3 settembre del 1960, all’età di 68 anni, nel Castello del Poggio di Guardea in Italia. A Guardea riposa riposa insieme alla seconda moglie Lina Farina morta nel 1988.

Jimmy Savo
Grazie al Gruppo Archeologico Guardeese, alla traduzione di Pasquale de Zio e alla realizzazione grafica di Franco Della Rosa, è possibile leggere la traduzione italiana di “Salve, piccolo mondo”; l’ultima edizione americana è del 1947, l’italiana è del 1998.
Recentemente è stato pubblicato anche la versione tradotta da Pasquale de Zio di “M’inchino alle pietre”.
Fonti:
“Salve, piccolo mondo” Jimmy Savo, traduzione italiana di Pasquale de Zio
“M’inchino alle pietre” Jimmy Savo, traduzione italiana di Pasquale de Zio
“Guardea tra passato e presente” Gruppo Archeologico Guardeese
Gruppo Ricerca Fotografica
http://www.grupporicercafotografica.it/jimmysavo.htm
Il libro in PDF
http://www.grupporicercafotografica.it/PiccoloMondo.pdf
Testimonianze su Jimmy Savo
http://www.grupporicercafotografica.it/RaccontiCampagnoli1992.pdf
Sito a cura di Felice Lacetera
https://jimmysavo.it