I monti Amerini sono costituiti da calcare e calcare massiccio che si comporta come una sorta di spugna drenando acqua che poi viene rilasciata quando si incontra con strati di terreno argilloso. Nel versante sud infatti le sorgenti sono a quote più basse, dove inizia lo strato di argille che poi in diversi casi genera i calanchi come in alcune zone di Alviano e Guardea. Nel versante nord il terreno è costituito da rocce con silice che sono favorevoli alla coltura del castagno, il tipo di roccia richiama il fondale marino più oceanico e più antico.
Guardea e il travertino
Il centro abitato di Guardea sorge in pratica su una base di travertino e l’attività di estrazione di questa pietra ebbe una particolare importanza in passato.
Esistevano cave sia a ridosso della piazza comunale che nella parte più a est in zona Santa Illuminata, vicino all’eremo francescano. Inoltre nel rione di Santa Lucia, la zona nel paese intorno alla piccola chiesetta omonima, c’erano attività di scalpellini e ditte che provvedevano al taglio delle lastre, segherie, lavorazioni.
Grazie a questi lavori legati al travertino il paese ebbe un periodo di particolare benessere economico, poi nel tempo l’attività estrattiva del travertino cessò del tutto.
Era un travertino pregiato e molto apprezzato, per intenderci è dalla cava di Santa Illuminata che vengono quelle lastre travertino chiaro e compatto che Cesare Bazzani utilizzò nel 1936 per rivestire il palazzo del governo di Terni, oggi sede della Provincia e della Prefettura.

Cava a Santa Illuminata, Scoppeti e sotto la piazza comunale
“L’area pedemontana di Guardea, Alviano, Lugnano in Teverina è una stretta fascia con detriti di pendio interrotti da terrazzi di travertino.”
Così descrive la sintetica relazione sullo spettro geomorfologico della zona, tanto basta per significare che a Guardea il travertino è un elemento naturale che ha prodotto nei secoli impresa, lavoro e sviluppo.
Il ricordo di Elisa Panfili (Filomena) si ferma ai primi decenni del secolo prima dell’ultima guerra ma è inequivocabile c’erano due cave principali, quella di Santa Illuminata e quella di Scoppeti.
Elisa Panfili alle soglie dei 90 anni racconta la storia con straordinaria lucidità e forse emotiva: suo marito era capo cava.
La testimonianza di Elisa Panfili:
“quanti tenajesi passavano a Cocciano, a piedi e la bicicletta che ce l’aveva, i ricchi! … da San Rocco passavano per Cocciano: un’ora all’andata e un’ora al ritorno.
Si portavano il pranzo o nel tascapane o nel fagotto. Nella cava lavoravano una trentina di persone, c’erano almeno 30 lavoranti e con quella giornatella un pochi si sollevavano… la cava qui ha sollevato le persone mica c’erano altre risorse grazie a Dio papà lavorava ma tanti altri… A quell’ora attaccava la Cava era bello annà a vedè, noi eravamo ragazzi… I lavoranti erano forti. Pori giovanotti, quanto hanno faticato. Pori cristiani, cavavano sempre anche quando pioveva… Però pe la gente la cava de Guardea è stata una risorsa, il sostentamento. Lavori non ce n’erano altri. C’era la spazzola…”.

Ferdinando, genero di Elisa ha lavorato nella cava come trasportatore e motopalista.
“Con la motopala si toglieva la terra sopra poi si tagliano i massi con le zeppe.
Si mettevano le zeppa a distanza, poi i fili segavano.
A Scopeti ho trovato pietre con fori rettangolari dove si infilavano legni bene asciugati al forno, poi ci mettevano l’acqua, i legni si ingrossavano e la roccia si spaccava.
In cava c’erano poche specializzazioni: gli addetti a scoprire la terra e altri che tiravano fuori la roccia.
I picchettatori o squadratori erano qualificati perché lavoravano con la picchetta una mazza con un buco dove si metteva la punta d’acciaio, erano molto bravi a squadrare. Nella cava c’era anche uno che rifaceva le punte con la forgia e l’incudine.
A Santa illuminata c’era un telaio che tagliava, e alla stazione di Alviano c’erano le segherie di Harald Stir, un canadese padrone della cava di travertino.
A Guardea c’erano i Giusti e Micheloni che tagliavano le pietra e Debolini che faceva le sculture a mano. Il travertino andava da tutte le parti anche in Germania, America… Era bello perché c’aveva le falde, le venature. Era richiesto.”

Ora di tutto quel lavoro non restano che le testimonianze, i resti delle cave, le soglie e i caminetti nelle case e le sculture in travertino che ornano le nostre piazze.
Bibliografia: “Identità locale e orizzonti universali”, Provincia di Terni