Con il termine di Castelliere si indica un luogo di altura fortificato artificialmente da una o più cinte murarie. Insediamenti di questo tipo sono presenti nell’età del bronzo e nell’età del ferro in varie zone dall’arco alpino alle coste dalmate ai rilievi dell’Appennino.
In territorio umbro, ed in particolare nell’area appenninica, i primi insediamenti di altura fortificati compaiono nell’età del bronzo recente-finale ed hanno con ogni probabilità carattere sacro.
La fascia altitudinale prescelta è compresa tra gli 800 e i 1.000 m. di altezza. Il confine del territorio può essere interpretato nella linea della valle del Topino ad Ovest, fino a Monte Pennino. Altri esempi si trovano lungo la dorsale dei Monti Martani.
Tutti gli insediamenti, spesso definiti nella toponomastica locale “Castellari” sono fortificati con vallo ed aggere di pietrame a secco secondo una tipologia a pianta più o meno circolare o ellittica. La datazione dei “Castellieri” tra la metà del VI sec. a.C. e il III — II sec. a.C..
Ma quale poteva essere la funzione di una simile costruzione?
Le fonti ufficiali sostengono che il sistema insediativo prevalente fra gli antichi Umbri, fino alla romanizzazione nel III secolo a.C., prevedeva una serie di piccoli villaggi fortificati d’altura, posizionati in luoghi strategici per il controllo delle vie di comunicazione e la difesa dei territori appartenenti alle diverse comunità. Inizialmente, forse, furono utilizzati solo stagionalmente (in primavera-estate) in funzione della transumanza del bestiame, ma dal IX secolo a.C. in poi le tribù di pastori transumanti organizzarono più stabilmente le loro attività silvo-pastorali, stanziandosi in cellule e sub cellule, disposte lungo tutta la catena montuosa per il controllo del territorio. Ma a proposito della presunta fortificazione di questi insediamenti, qualcuno ha sollevato dei dubbi, segnalando l’uso forse improprio del termine “castelliere”, normalmente impiegato per descriverli. Infatti, oltre a precisare che essi non hanno niente a che vedere con le omonime strutture presenti nell’Istria e in area veneta e friulana, dove si riscontrano cinte murarie a sacco più ampie e possenti, alte fra i 4 e i 6 metri, qui la presenza di bassissime muraglie farebbe ulteriormente scartare l’ipotesi della loro costruzione a scopo difensivo, propendendo a favore della delimitazione di un’area sacra, utilizzata per lo svolgimento di riti religiosi e propiziatori. Tuttavia potrebbe darsi che l’anello di pietra costituisse la base su cui era conficcata una palizzata in legno, della quale però ovviamente non resta più alcuna traccia visibile.
Guardea e i castellieri dei Monti Amerini
Esempi di Castellieri relativamente ben conservati, sono individuabili anche nel territorio del comune di Guardea. Il più evidente, a pianta circolare, si trova sulla sommità del monte per l’appunto chiamato Castellare.
L’opera muraria è composta da massi di dimensioni variabili (tuttavia non da megaliti), giustapposti a secco, che formano un anello di circa 70 metri di diametro e 2,5 metri di spessore, per non più di un metro di sviluppo in altezza.
Le pietre sono ricoperte da muschi e licheni, mentre arbusti e alberi sono cresciuti tutt’intorno, danneggiando in più punti con le loro radici le antiche strutture, producendo crolli e rendendo difficilmente accessibili alcuni tratti.
Un altro esempio, questa volta a pianta ellittica si trova invece sul Monte Civitelle il quale toponimo anche in questo caso è riconducibile a una qualche forma di insediamento (Civitas).
Monte Civitelle visto dal Castellare
Panoramica dei monti martani e degli appennini come si presentano dal Castellare
Le dimensioni, risultano abbastanza rilevanti arrivando a misurare circa 50 metri in larghezza per oltre 150 metri in lunghezza. Tuttavia la continuità della cinta, risulta messa in discussione sul lato ovest, ove risultano mancanti importanti tratti. Alcuni brandelli di mura si individuano più a valle, ma sembra improbabile ipotizzare appartenessero ad una unica cerchia. Elemento assente nell’insediamento del Castellare, è che in questo caso l’uso del sito sembra essersi protratto nel tempo. Testimonianza di ciò si evince dai copiosi rinvenimenti di cocci di tegole e frammenti di vasellame. Inoltre gran parte del muro sul lato est e fino al punto dove se ne perde traccia, risulta eseguito con muratura a calce. Altro elemento che induce a credere che il luogo abbia svolto nel tempo una funzione di sentinella, è la presenza di un tumulo di pietre e calcinacci nel punto sommitale del monte. In un tratto risulta evidente una parte di muratura (vedi foto) dalla quale si evince che probabilmente in quel punto sorgesse una sorta di torretta. Questa testimonianza si trova a metà della linea colorata in rosso nella foto precedente che rappresenta un ulteriore tratto di muratura a secco in una promiscuità di epoche alla quale risulta difficile dare la giusta interpretazione.