L’ambiente altamente antropizzato nel quale viviamo, fa si che il concetto di fauna selvatica non venga pienamente percepito.
Non ci si sofferma sul fatto che in parallelo al nostro habitat costituito da paesi, strade e infrastrutture di ogni genere, possa esisterne un altro nel quale vivono, si riproducono e si evolvono altre creature che calcano la scena da molto prima di noi.
Alcune, purtroppo la maggioranza, mal si adattano alla nostra presenza tanto da trovarsi sull’orlo dell’estinzione.
Alcune invece abbastanza opportuniste da riuscire addirittura a giovarsene per il procacciamento di riparo e cibo.
Per chi, come noi che abbiamo fondato questa associazione o chi vi si riconosca per la passione e l’amore per l’ambiente, l’incontro più o meno fortuito e inaspettato con un selvatico costituisce il momento nel quale due mondi si incontrano per un istante.
A chi non è capitato di imbattersi durante gli spostamenti in auto con una volpe, un istrice o anche un cinghiale (nel qual caso si prega perché l’incontro non si trasformi in scontro).
Personalmente potrei elencarne molti. In parte perché fortunatamente ci sono ancora numerosi animali ed in parte perché, se posso scegliere, percorro sempre la via meno transitata proprio nella speranza di un avvistamento.
Avvistamenti sui Monti Amerini
Nelle escursioni solitarie ma a volte anche in quelle collettive mi è capitato di scorgere splendidi esemplari di varie specie.
Oltre le già citate, anche i comuni ricci, i tassi, le civette e vari rapaci.
Animali più rari e schivi quali il gatto selvatico, il barbagianni, il capriolo, la martora, la vipera.
Alcuni avvistamenti durano il brevissimo lasso dell’attraversamento del sentiero o della strada, a volte essi indugiano per un qualche attimo a fissare l’intruso. Nel bosco bisogna accontentarsi del fracasso causato dalla fuga spesso accompagnato da grugniti.
Qualche volta la fortuna mi ha consentito di avvicinarmi non visto e per qualche attimo intromettermi nella vita dei selvatici.
La martora
Una mattina mi è capitato di assistere ad un episodio di predazione.
Mi apprestavo a salire su un capanno di caccia al colombaccio quando sopra la mia testa ho intravisto un’ombra.
Era una martora, che come un lampo ha afferrato uno dei due giovani piccioni che erano appollaiati su un bastone scatenando una nuvola di piume e disperato battere di ali, per poi discendere velocemente lungo il tronco di un albero con la preda ben stretta e scomparire nel bosco.
Io sono rimasto impalato a bocca aperta con la mano infilata nella tasca senza avere il tempo nemmeno di estrarre il telefono per azzardare una foto, in mezzo alle ultime piume che scendevano come fiocchi di neve.
Un giorno di inizio estate, durante un trekking sui monti amerini ci è capitato di vedere volteggiare sopra le nostre teste una mamma falco intenta a istruire al volo il proprio piccolo, indirizzandolo con grida modulate in modi diversi.
In una occasione ho avuto modo di fotografare un gatto selvatico rimasto intrappolato in un pollaio.
Terrorizzato, con le orecchie basse e gli occhi minacciosi e rendersi conto che il momento più gratificante è quello della liberazione.
Incontro con il lupo sui Monti Amerini
Tutte le volte che mi sono trovato in situazioni simili sono stato sopraffatto dall’emozione e dall’ammirazione verso gli esseri meravigliosi con i quali condividiamo il pianeta, ma ogni emozione e ammirazione sparisce al confronto quando ci si trova davanti a lui.
L’incontro tanto sperato quanto inaspettato, per l’ora, per il luogo per il contesto.
Il temuto, odiato signore del bosco ora è arrivato anche da noi.
Il lupo si trovava dietro ad una svolta ed io ho avuto il tempo di defilarmi e prendere il telefono per fare addirittura un video di una trentina di secondi.
Non si è accorto subito di me consentendomi di avvicinarmi.
Quando mi ha visto ha ripristinato la distanza di sicurezza, mi ha guardato per un attimo per poi fuggire nel bosco.
Si trattava probabilmente di un giovane esemplare, apparentemente in ottima salute data la lucentezza e bellezza della pelliccia.
Era solo e forse si trattava di un esemplare di passaggio magari in cerca di un proprio territorio.
Sta di fatto che non avevo mai sentito di avvistamenti così vicini.
A parte alcune deiezioni viste nel corso delle nostre escursioni, non immaginavo di poterne incontrare.
Forse il mio essere nato e cresciuto al limitare del bosco mi ha reso altrettanto selvaggio, ma posso assicurare che se si ha la fortuna di incrociare per un secondo gli occhi del lupo, qualcosa cambia nel nostro essere.
Lo sguardo fiero ma allo stesso tempo estremamente timido non corrisponde assolutamente a quello che da sempre accompagna la sua reputazione.
Come è possibile accostare l’immagine di crudeltà, cattiveria paura ad una creatura simile.
E’ ovvio che trattandosi di un carnivoro, qualcuno ne farà le spese.
D’altronde il ritorno nei territori nei quali era sparito da tempo è chiaro indice di abbondanza di prede.
Probabilmente anche qualche allevatore si accorgerà del nuovo ospite, ma il ritorno dei lupi nel centro Italia rappresenta una notizia positiva.
E’ la prova che quando l’uomo si ritira da alcuni territori sia la flora che la fauna se li riprendono, e questo non può essere che un beneficio per tutti.
Le istituzioni devono fare in modo che chi meritoriamente porta avanti la pratica dell’allevamento non debba sentirsi danneggiato dalla presenza dei lupi.
Il “nostro” sentirci minacciati è una assurdità dovuta all’ignoranza e alla grettezza mentale di alcuni individui.
Ne è la prova il fatto che in Abruzzo convivono da sempre con lupi ed orsi pur essendo terra di allevamenti.
Il lupo, quello cattivo, quello delle storie più tenebrose non si nasconde nel bosco ma dentro di noi.
“Abbiamo condannato il lupo non per quello che è, ma per quello che abbiamo deliberatamente ed erroneamente percepito che fosse – l’immagine mitizzata di uno spietato assassino selvaggio -. Che, in realtà, non è altro che l’immagine riflessa di noi stessi”
Farley Mowat