Pochi sanno che Bartolomeo d’Alviano, uno dei condottieri più importanti del Rinascimento italiano è originario proprio del piccolo borgo di Alviano, castello ai piedi dei monti amerini.
Bartolomeo D’Alviano chiamato anche Bartolomeo Liviani. Guelfo. Signore di Pordenone, Attigliano, Alviano, Civitella Messer Raimondo.
Nipote di Corrado d’Alviano; cognato di Virginio Orsini e di Giampaolo Baglioni; zio di Bernardino Antignola.
Bartolomeo nasce nel 1455, inizia a militare e prendere parte a battaglie fin da giovanissimo. La madre Isabella degli Atti morì nel darlo alla luce. Bartolomeo è affidato alle cure della zia Emilia Monaldeschi della Cervara, moglie di Corrado d’Alviano, signora del castello di Monte Rubiaglio.
Bartolomeo, condottiero ed esperto di fortificazioni
Riconosciuto come uno dei maggiori condottieri del Rinascimento arrivò alla fama relativamente tardi, a quarantotto anni, con la battaglia del Garigliano, e solo dieci anni più tardi si trovò a comandare un esercito. Fu anche un grande progettista di fortificazioni, infatti progetta ed inizia le opere di potenziamento di molte fortezze tra cui il castello di Otranto, a pianta trapezoidale, con forti torrioni cilindrici angolari.
Nel 1488 cinge di mura la rocca di Alviano e Porchiano, rafforza i bastioni di Guardea, fortifica la rocca e le mura di Todi. Dallo stesso anno guida la ricostruzione della rocca di Alviano, costruita intorno all’anno 1000 dal conte Offredo d’Alviano, di cui salva soltanto la fondazione di alcune torri; il castello è adattato a palazzo gentilizio. I lavori sono terminati nel 1506; sono coinvolti anche il restauro della chiesa parrocchiale di Santa Maria, da lui dedicata ai Ss. Pietro e Paolo. Nella sala consiliare vi è un affresco, opera recente, che lo raffigura. Le fattezze del condottiero sono tratte da una moneta coniata dai veneziani nel 1500. Sempre nel castello sono ospitati nel seminterrato il museo della civiltà contadina e quello, multimediale, dedicato alle sue gesta.
Bartolomeo era da un lato irruento e assalitore nelle battaglie, dall’altro un innovatore dell’arte bellica e un grande stratega. Quella di Bartolomeo d’Alviano è una personalità a tutto tondo: fu ingegnere militare, ma anche mecenate e umanista. Condottiero di cui parlarono Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini e Michel de Montaigne. Fu un sostenitore di una strategia vigorosa, annientatrice in alcuni casi, trovò difficoltà ad attuarla per la sua novità in confronto con la politica e la prassi guerresca del tempo.
Le battaglie contro i Chiaravalle
Nel 1497 al Castello di Alviano viene sottoscritta la pace tra Amelia ed il cugino Ludovico degli Atti. Alla notizia che Vittorio da Canale, con milizie fornitegli da Terni, Foligno ed Amelia, rientra in Todi con la consueta determinazione, fa strage di oltre 30 membri della fazione contraria e ne incendia le case. Assale con le bombarde il castello di Montecchio; invia 500 fanti a Cesi ed altri 200 a San Gemini; si oppone all’avanzata dei Savelli e dei Colonna che provengono da Terni con 300 cavalli. Conquista il castello a seguito di un attacco durato cinque ore e mezzo e i Chiaravalle catturati sono tutti uccisi.
Todi e Terni
Il giorno seguente, dopo un inutile tentativo su Ficulle, entra in Todi, espugna San Fortunato, prende a forza il borgo di via Ulpiana e lo dà alle fiamme con l’uccisione di 50 ghibellini; assedia Altobello da Canale nel rivellino ed ottiene la resa a patti dei difensori.
Bartolomeo proseguendo nell’azione, penetra nel ternano al comando di 10000 uomini; espugna il forte di Col di Luna, che viene demolito dalle fondamenta; devasta il territorio del capoluogo per quattro giorni.
E’ costretto, infine, a desistere per decisione del papa. Negli stessi giorni viene sospettato a Roma di essere stato con gli Orsini il mandante dell’uccisione del duca di Gandia Giovanni Borgia per vendicare in questo modo la memoria di Virginio Orsini.
Le truppe sui monti amerini
Nello stesso anno a Luglio fa in modo che le truppe dei Savelli entrino in San Gemini rompendo la tregua. Riprende la strada di Terni e di Amelia e colloca il suo campo a Casteltodino. Dopo poco tempo viene stipulata una nuova tregua con gli avversari.
A Febbraio del 1498 sposa in seconde nozze Pantasilea Baglioni, sorella di Giampaolo. I festeggiamenti durano cinque giorni. I cittadini di Todi partecipano alle nozze del condottiero con l’invio in dono di un cratere d’argento con lo stemma del comune: valore del monile otto fiorini. Nello stesso anno con l’aiuto dei Baglioni occupa nuovamente Montecchio. Assedia Altobello da Canale, che si è rinchiuso nella rocca con i suoi fautori.
La battaglia decisiva, verso la fine
Siamo nel febbraio 1508 e gli imperiali ammassano truppe tedesche ai confini cadorini. Giunti alla chiesa di Venàs i tedeschi combatterono quattro ore per superarla ma i cadorini tennero duro, fino a quando, per evitare una manovra di accerchiamento, dovettero ritirasi nel castello di Pieve. L’imperatore, tramite due sacerdoti usati come ambasciatori, intima la resa. Il capitano veneto Gissi rifiutò, ma poi quando quattromila tedeschi occuparono Pieve mettendola a ferro e a fuoco, accettò di aprire le porte, sollecitato anche dal vescovo. Il presidio veneziano venne impiccato e così sarebbe avvenuto dei cadorini difensori se non fossero fuggiti.
Il capo degli invasori radunò i maggiorenti e offerse loro di diventare sudditi dell’impero ma l’offerta fu respinta; anzi essi si radunarono poi in segreto per impostare la controffensiva. Bartolomeo Alviano giungeva intanto con truppe scelte dal trevigiano e si avvicinava a Ponte delle Alpi.
L’idea era di procedere per Longarone, Fontenighe, Forno di Zoldo e Cibiana, mentre Savorgnan dal Friuli seguiva la via per Lorenzago e Pieve.
Bartolomeo è sotto una tormenta di neve continua e la fa spalare dai militi o calpestare da una mandria di buoi appositamente usati, così i soldati due ore prima del giorno, il 2 di marzo possono essere a Valle. Accade però che alcuni soldati, nell’accendere un fuoco per scaldarsi, diano l’allerta involontario al nemico.
La battaglia e la vittoria
I tedeschi, sapendo del Savorgnan giunto a Lorenzago, pensano di aprirsi ad ogni costo la strada verso Ampezzo, dato che solo una parte della milizia era giunta sul posto, circa 1000 soldati. La battaglia si accende furibonda, e grazie all’abilità del comandante veneto, è una strage di imperiali. Circa 1800 cadono sul campo, circa 500 vengono fatti prigionieri, altri moriranno di freddo tentando di fuggire. Tra i morti, i capi, compreso il Trautson. Verso sera i soldati erano a Pieve e Bartolomeo decide per l’assalto il 4 marzo. I tedeschi devono cedere e i veneti fanno 33 prigionieri.
Provveduto per la difesa di Tenàs e di Treponti, Bartolomeo scendeva verso Belluno.
La brillante e decisiva vittoria di Rusecco, o Tai, fu dipinta dal Tiziano, in uno dei suoi capolavori, perso purtroppo nell’incendio di Palazzo Ducale nel 1577.
La morte di Bartolomeo
Aveva sposato Bartolomea, figlia di Napoleone Orsini, signore di Bracciano e cugina di Clarice, moglie di Lorenzo il Magnifico. Rimasto vedovo nel 1497 accettò in seconde nozze Pantasilea Baglioni dalla quale ebbe il figlio Livio che ereditò la signoria di Pordenone e la contea di Alviano alla morte del padre.
Bartolomeo d’Alviano come esperto di fortificazioni militari ci ha lasciato tracce in tutta Italia. Portano il suo nome opere di difesa militare come la rocca di Alviano, il sistema di fortificazione della Repubblica di Venezia e le mura di Padova, Treviso e Vicenza.
Inoltre il condottiero compare anche come personaggio nel famoso videogioco Assassin’s Creed 2, assieme a Pantasilea.
Morì il 7 ottobre 1515 per infezione intestinale e fu sepolto con esequie solenni a Venezia nella chiesa di Santo Stefano.