Il termine “Catonaccio” deriva probabilmente dal nome in dialetto “catone”, con il quale si indicano i calanchi, unito al dispregiativo “accio” a causa della natura impervia del luogo. Queste cavità carsiche si trovano sui Monti Amerini nei pressi di Cocciano.
In questo bosco si cela una bella storia, che risale ai tempi della seconda guerra mondiale: una storia di umanità e solidarietà.
Nel 1943 un aereo inglese venne abbattuto e i due piloti a bordo si lanciarono con il paracadute sotto al paese di Guardea, nei pressi della “casetta di Pompeo” (sotto al Fosso di Guardea – località Valle Mazzare).
All’inizio trovarono rifugio in un pollaio ai piedi della collina di Guardea Vecchia. Durante il periodo della raccolta delle olive, un testimone che si trovava nel suo uliveto insieme ai familiari racconta di aver notato dei movimenti all’interno del pollaio: c’erano delle persone nascoste che si muovevano di soppiatto, abbassate e scomode.
Coccianesi e guardeesi aiutarono fin da subito i due inglesi portando loro cose da mangiare e offrendo diversi nascondigli. Fra questi, una casetta vicino alla località Valsarana (La Casetta). Condividevano il poco che avevano da mangiare e, rischiando, nascosero i due inglesi con attenzione e discrezione per più di un anno a Cocciano.
Poiché l’esercito aveva fatto disboscare la montagne di Cocciano per scovare eventuali disertori e fuggitivi, la macchia era meno fitta di adesso e la spaccatura del Catonaccio era uno dei pochi luoghi che offriva un nascondiglio sicuro anche dall’alto. Il Catonaccio fu uno degli ultimi rifugi (un testimone di Cocciano disse che si nascosero lì alla fine dell’inverno, verso marzo). I due inglesi, uno dei quali pare si chiamasse Bennàrdo (probabilmente Bernard), uscivano allo scoperto solo di notte per andare a fare il bagno nella tròscia su al “Piano l’ogna” e raccogliere la legna per scaldarsi.
Alla fine della guerra, furono riconsegnati agli alleati e tornarono a casa. Il responsabile fu Gino Sbordoni, che in seguito divenne sindaco di Guardea. Un anno dopo, Bernard tornò insieme alla moglie per mostrarle il posto dove si era salvato e farle conoscere le persone che lo avevano aiutato e sostenuto durante quel difficile periodo.