“Quel fiume (Tevere), che attraversa i campi, è navigabile e trasporta verso la città tutti i prodotti delle terre, almeno durante l’inverno e la primavera, calan le acque nell’estate e con l’alveo secco perde il titolo di gran fiume, riprendendolo in autunno.”
Plinio il Giovane (Ep. V. 6)
L’utilizzo del Tevere come via di comunicazione e di commercio è stata attestato da varie fonti come testimonia anche la citazione qui sopra di Plinio il Giovane.
Difatti anche Plinio il Vecchio narrava che il Tevere era navigabile dalla sua confluenza con il Paglia, a sud di Orvieto, fino a Roma, specificando che dove il fondale fosse stato troppo basso si ricorreva all’uso di chiuse che venivano aperte al passaggio di piccole imbarcazioni.
Fondamentale il ruolo del Tevere nello sviluppo del nostro territorio, poichè il fiume rappresenta da sempre una risorsa per i popoli della più lunga valle umbra sul fiume Tevere, dalle Gole del Forello (fra Baschi e Todi) fino a Orte.
Il Tevere ha rappresentato un elemento di divisione e di confine, tuttavia i confini sono sempre dei luoghi vivacissimi, di scambio, di passaggio e di comunicazioni. Il Tevere è stato un’entità che ha permesso di creare un sistema di collegamento fra mare (Mediterraneo) e entro-terra. Ebbero un ruolo importantissimo i porti fluviali sul Tevere nel costruire la potenza economica di Roma. L’acqua è stata un grande elemento economico, che oggi come allora potrebbe trovare una nuova vita e una nuova forma di sviluppo per il nostro territorio.
Le strade consolari che andavano verso i grandi porti, come ad esempio il porto di Civitavecchia con la via Aurelia, erano migliori di altre strade per spostare merci come il grano, tuttavia non erano soluzioni economiche e tantomeno sicure. Difatti le strade erano con il fondo malmesso ed esposte ai banditi, i tempi di percorrenza inoltre erano lentissimi poichè i carri erano spostati a passo di buoi o di bufale.
Il Fiume Tevere nella nostra zona, antico confine storico-naturale fra Umbria ed Etruria fu nei secoli “autostrada d’acqua” di collegamento del “Corridoio Bizantino”, e successivamente cuore dello Stato Pontificio. I porti fluviali svolgevano più funzioni: imbarco di merci, come i porti da legna sulla riva destra del tevere, traghetto di mercanzie e persone, nodo stradale (via Amerina), luogo di sosta e di attività manufatturiere, osterie, magazzini e granai. Nel medioevo ogni comune limitrofo al corso del Tevere aveva scali e approdi fluviali. Non facevano eccezione anche le nostre zone delle quali erano noti Castiglione, Attigliano, Orte.
A Orte vi era il Porto di Seripola, porto fluviale romano molto attivo dal I sec. a.C. al tardo Medioevo per l’invio a Roma dei prodotti agricoli dell’Umbria. Più a valle c’era l’antico porto fluviale di Otricoli, noto soprattutto come “porto dell’olio” poiché riforniva Roma dell’olio umbro, reputato di qualità superiore rispetto a quelli provenienti da oltremare. Questo traffico si protrasse anche fino al ‘700, epoca in cui la Roma papalina faceva approdare i battelli carichi d’olio al porto di Ripetta.
Invece a Stifone (Narni) vi era un cantiere navale romano che è stato rinvenuto negli anni scorsi in Umbria, in località Le Mole del comune di Narni (TR), all’interno di un canale artificiale adiacente al corso del fiume Nera. La sua posizione è a ridosso di quello che era il porto fluviale dell’antica Narnia, alcuni dei cui resti sono ancora visibili nell’alveo del fiume, testimonianza che anche da alcuni tratti del Nera si poteva accedere da Orte a Roma.
Fino agli anni 50, nel territorio dell’Umbria meridionale si usava l’attraversamento del Tevere tramite imbarcazioni. Vi erano infatti come nella zona della Madonna del Porto (Guardea), la “barca” per l’attraversamento fluviale, pagando un pedaggio sia per i passeggeri che per gli animali trasportati. Infatti la zona era trafficata anche per il tratturo orizzontale che dai Monti Amerini conduceva al Lazio e al mare. Ancora oggi è di memoria comune di stazioni di posta che erano a ridosso della salita ai monti dove era possibile per i pastori transumanti soggiornare e chiudere gli animali in uno stazzo sicuro.
Le barche risalivano e scendevano dal Tevere per approvvigionare di merci necessarie Roma. Ma le merci venivano anche trasportate dal Mediterraneo fino all’entroterra sempre via Tevere. Le merci erano di varia natura e comprendevano anche i materiali da costruzione, come i marmi usati per la costruzione del duomo di orvieto arrivate attraverso Orte.
Roma ebbe dal Tevere grandi vantaggi, in età repubblicana importava grandi quantità di grano duro dal centro italia attraverso il fiume data la sua navigabilità fino a 270 km dalla foce. Ci sono testimonianze che nei periodi di grande carestia, il grano delle Marche veniva portato via terra fino a Tolentino, Spoleto, infine raggiungeva Orte e infine arrivava a Roma. Da Roma a Ostia le merci viaggiavano via Tevere e risalivano il fiume controllate da un Castellano, chi entrava dal porto doveva dichiarare le merci che trasportava sia all’ingresso che una volta giunto al porto di Ripetta, dove le merci erano nuovamente controllate per evitare il contrabbando. Al porto di Ripetta (dedicato soprattutto al traffico con il retroterra umbro) vi erano anche cantieri navali fluviali in cui si costruivano le imbarcazioni per il fiume, le cosiddette “galere”.
Per risalire dalla foce del Tevere fin dentro Roma un’imbarcazione tirata da buoi impiegava tre giorni, mentre dall’interno di Roma fino alla foce si impiegavano solo tre ore.
Roma era una città marittima in cui in un periodo comandarono i rappresentanti delle corporazioni dei marinai. C’erano dei curatores che sorvegliavano lo stato degli argini che erano importantissimi per risalire controcorrente dato che erano usati il traino sia umano che per mezzo di centinaia di buoi e bufali, operazione che richiedeva il perfetto stato dei margini fluviali. Già nel medioevo era istituita una tassa sulla pulizia delle sponde fluviali per quelle località che godevano dell’approdo sul Tevere.
Grandi protagonisti del fiume furono in età medievale i mulini, ma questi ultimi meritano un discorso a parte.
Il Tevere può essere considerato la cerniera lampo che ha tenuto insieme popoli diversissimi fra loro, ma costantemente affacciati su un fiume che metteva in collegamento non solo con Roma ma col Mediterraneo intero.
Il Tevere è un fiume che ancora oggi può raccontare molto ai nostri territori.
Bibliografia
Roma e il mercato distrettuale del grano in età comunale: il territorio e la stratificazione dei poteri
Luciano Palermo
Evento organizzato da Comune e ProLoco di Alviano
Sabato 9 giugno 2018, Castello di Alviano, ore 17.30,
prof. Luciano Palermo, Università degli studi della Tuscia,
introdotto dal prof. Manuel Vaquero Piñero, dell’Università degli Studi di Perugia.
Orte e il suo territorio
Giulio Nasetti