Antichi mestieri sui Monti Amerini: la cottura del carbone (2/4)
Il taglio della legna
La prima operazione da compiere per preparare il carbone consisteva nel procurarsi la legna necessaria. Il taglio del bosco (màcchja) veniva effettuato da settembre-ottobre fino alla fine di marzo o a metà aprile, quando cioè nelle piante la quantità di linfa in circolazione è particolarmente ridotta. I bbošcajjòli8 erano organizzati in šquadre più o meno numerose e potevano avere compiti diversi secondo il tipo di organizzazione del lavoro. Le mansioni più delicate erano quelle relative alla squadratura dei tronchi, al taglio delle traverse ed alla preparazione del carbone, che richiedevano esperienza e conoscenze specifiche, perciò spesso questi lavori erano svolti da squadre specializzate. Dopo che l’albero era stato abbattuto bisognava iniziare a sfrondarlo (arramiccià, broccolà), tagliando i rami e ripulendo completamente il fusto. Per compiere tali operazioni si utilizzavano la roncola (marràccio, róncia), il pennato (róncio) e l’accetta per i tagli più consistenti. Il legname ricavato dai rami veniva suddiviso in pezzi della lunghezza di circa un metro ed era destinato a diventare legna da ardere o carbone. La legna più minuta, non utilizzabile in questo modo, poteva essere legata facendone delle fascine, oppure veniva messa da parte, insieme al sottobosco, per essere recuperato dalle persone del posto.

Composizione della carbonaia sulla piazza
La preparazione della carbonaia
La legna per fare il carbone era trasportata sulla piazza, una spianata circolare sulla quale si edificava la carbonaia. Se la piazza era abbastanza vicina, il trasporto del legname, oltre che con i muli, poteva essere effettuato anche direttamente dagli stessi boscaioli, portando la legna a spalla con uno speciale attrezzo. Quando i carbonai dovevano provvedere da soli al taglio degli alberi ed alla preparazione della legna la costruzione delle carbonaie iniziava solo dopo aver portato a termine l’abbattimento della porzione di màcchja prevista o comunque appena chjuso ’l tajjo, cioè alla fine di marzo o al massimo la metà di aprile. Ma se la legna veniva preparata dai tagliatori, i carbonai potevano cominciare subito il loro lavoro specifico, non appena giungevano nel bosco.
Nel costruire le carbonaie si iniziava dalla legna abbattuta per prima che intanto cominciava a seccare ed era quindi nelle condizioni ideali per essere trasformata in carbone Per costruire la carbonaia si doveva, innanzi tutto, individuare il centro della piazza, dove si collocava la base d’appoggio per la legna, che poteva avere forme diverse. Questa, comunque, doveva essere realizzata in modo che al centro della carbonaia rimanesse un condotto vuoto (cammino), che serviva per accenderla ed alimentarla.
Quando si dovevano edificare carbonaie di notevoli dimensioni e con legna di grossa pezzatura il sistema più sicuro per iniziare la costruzione era quello di disporre dei pezzi di legno uno sull’altro in senso orizzontale, in modo da formare una struttura triangolare o quadrata vuota all’interno. Questa struttura (caštèllo, caštellina) veniva costruita fino ad un’altezza di circa un metro, quindi si iniziava a disporvi intorno la legna. L’edificazione del caštèllo continuava poi gradualmente man mano che si doveva aumentare l’altezza della carbonaia. C’era, infine, un altro semplice sistema, che però poteva essere utilizzato solo per costruire carbonaie non molto grandi. In questo caso si piantava al centro della piazza un bastone lungo poco più di un metro e piuttosto largo, intorno al quale si disponeva la legna. A ridosso del palo si metteva del materiale minuto per facilitare l’accensione, quindi uno strato di legna corta, aggiungendo poi dei pezzi gradualmente più lunghi fino ad arrivare a posizionare il legname di misura standard (AM: a pprima bbòtta se mettéano ’m bò de frašche pe ffalla accènne, pòi a mmano a mmano la légna più ppìccola mozzata, lunga trènda, quaranda cendìmedri, ppòi piano piano anfine che cc’annàvano quélle da um mètro). Quando si iniziava la costruzione degli strati superiori al primo, il palo veniva man mano sollevato ed alla fine veniva sfilato del tutto (GU: quanno che èri arrivato a ’na cèrta aldézza, allóra quél légno se tirava ’n dandino più ssu, sèmbre ’n dandino più ssu fine a la fine; AM: mano a mmano che ccrescéa la rumajja se tirava su ’l palo).

La carbonaia composta
Predisposta la base d’appoggio, si passava alla costruzione vera e propria (se componéa la carbonara, se piazzava, se impoštava). Si iniziava allora a prendere la legna dalle cataste e la si appoggiava quasi verticalmente al palo o alla struttura centrale.
La legna andava collocata con accortezza e cautela, appoggiando i nuovi pezzi a quelli posizionati in precedenza, con un’inclinazione più o meno costante.
Bisognava assolutamente evitare di addossare dalla stessa parte troppa legna in una volta sola, perché in tal modo si rischiava di far inclinare la carbonaia e di pregiudicare il mantenimento della spazio vuoto all’interno. Per non incorrere in tale pericolo, nel disporre la legna ci si muoveva intorno alla carbonaia, aggiungendo gradualmente dei pezzi lungo tutta la circonferenza (AM: la légna la mettéi a ggiro). Ad intervalli brevi e regolari era poi buona norma scostarsi leggermente e osservare la carbonaia, verificandone la simmetria.
Quando la sistemazione del primo strato non era ancora terminata si doveva già cominciare la costruzione del secondo, per il quale era necessaria della legna di varia lunghezza. Alcuni pezzi di un metro venivano allora tagliati a circa un terzo della loro misura, in modo da ricavarne due parti disuguali, mentre altra legna veniva tagliata a metà. Per costruire il secondo strato si utilizzavano dapprima i pezzi più corti e via via si aumentava la loro lunghezza.
Va detto che, mentre per comporre il primo strato la legna veniva collocata in posizione quasi verticale, per iniziare la costruzione del secondo la si disponeva con una forte inclinazione. Ogni pezzo veniva, infatti, appoggiato sullo strato inferiore quasi in senso orizzontale, con un’estremità a ridosso del palo o della struttura centrale e l’altra in un punto sempre più lontano dal centro della carbonaia man mano che aumentava la lunghezza della legna.
Una volta che il secondo strato era ben avviato si ricominciava ad accrescere il primo, che costituiva la base, il piano d’appoggio per edificare quello superiore. Quindi si tornava ad ampliare il secondo strato, collocando pezzi sempre più lunghi e con un’inclinazione via via minore, fino a posizionare la legna di un metro.
Lo strato superiore raggiungeva, così, la sua massima altezza e da quel momento veniva ampliato solo in larghezza.
Testo tratto da:
“Le voci della memoria. Viaggio da Amelia a Baschi tra parole e cose di ieri”
Sabrina Zappetta